Il Papa: “E’ necessario rilanciare l’agricoltura”

 Il papa oggi nel discorso che ha preceduto l’Angelus ha parlato dell’agricoltura, della crisi di questo settore, lasciato da decenni nelle mani delle logiche bancarie, delle logiche del capitale, delle logiche di rapina ambientale e non più dei tempi dell’uomo e della natura. Il Papa oggi mi ha commosso, anche se non sono un credente.

E’ un emergenza, ma nessuno se ne occupa seriamente; una classe politica tutta intenta a preservarsi e intenta a seguire solo percorsi industriali. Eppure il sapere, la conoscenza e la cultura delle persone di questo settore è primario, ma oggi tutti lo hanno dimenticato. Dimenticato sotto tonnellate di carta burocratica, dimenticato dalla possibilità di acquistare il cibo nel mercato mondiale (per ora).

Ho visto e vissuto in prima linea uomini lavorare nelle vigne soffrendo, al gelo, al freddo, sotto la pioggia, di notte, ho visto uomini come Emilio, Terzo, il Regoli e altri morire dopo una vita trascorsa a lavorare nelle vigne, ho visto uomini morire schiacciati dai trattori. Chi beve una bottiglia di vino non si rende minimamente conto quanto lavoro, quante lacrime, quanta sofferenza per produrre quel santo liquido.

Si parla tanto, a volte troppo, tante chiacchiere spesso gratuite, presuntuose. Ma ogni tanto un ricordo, un attimo di raccoglimento, di silenzio, per chi ha dedicato un intera esistenza per produrre quel vino, ci vuole. E ci vuole una nuova politica agricola, urgente, per dare una speranza e continuità a questo Paese.

 

Osservazioni sul valore delle vigne

Nel capitale fondiario sono individuate due componenti, una naturale (la terra con tutte le sue caratteristiche) e una voluta dall’uomo (i miglioramenti, le case).

In Chianti stiamo assistendo a questo fenomeno: il valore delle case coloniche senza terra è stabile, mentre il valore delle case coloniche con le vigne è fortemente in diminuzione. Questo perchè chi deve gestire una vigna deve sborsare tanti soldi per il suo mantenimento, solo spese, come una tassa annuale.

Solo qualche anno fa il prezzo del vino Chianti Classico poteva permettere una conduzione agraria. Oggi chi si può permettere una conduzione agricola sono le imprese specializzate, o piccoli coltivatori diretti che a volte sono disposti a guadagnare meno di un operaio.

Agricoltura cenerentola dell’Italia

L’agricoltura in Italia è considerata meno della merda. Nessun progetto, nessuna programmazione, tutto è affidato al caso. La burocrazia soffoca gli agricoltori. Tante chicchiere, quelle si, ma solo chiacchiere per il vento. In Italia non serve produrre, gli alimenti arrivano per gran parte da altre Nazioni, c’è più profitto, è sicuro il prezzo minimo di acquisto e il prezzo massimo vendibile senza sporcarsi le mani. L’agricoltura italiana è un hobby. L’agroindustria è “foraggiata” delle industrie farmaceutiche…

 

Se le produzioni calassero più del 20 per cento nel Chianti Classico…

Girando un pò qui in terra di Chianti Classico, si nota come molte vigne non abbiano uva o produzioni bassissime. Se continua questo bel inizio di Settembre potremo avere una bella produzione di qualità. A occhio le medie quantitative dovrebbero essere molto al di sotto del 20% del consentito già stabilito dal Consorzio Chianti Classico, per tentare di riallineare i prezzi del vino Chianti Classico con i costi. Come risaputo minor quantità significa migliore qualità, viceversa maggior quantità significa minore qualità.

Se davvero ci fosse una presa di consapevolezza da parte dei produttori tutti nel dichiarare quanto veramente è stato prodotto, senza le furberie tipiche dell’italiano medio, se le produzioni calassero più del 20%, questa sarebbe la giusta strada. Non è pensabile che la vitivinicoltura possa qui in Chianti Classico sopravvivere con la quantità. Se davvero una presa di coscienza collettiva al riguardo si verificasse, sarebbe una RIVOLUZIONE. Ma dubito.

Noi Impresa o Io Famiglia?

Nel mondo del vino, esistono due tipi di impresa: individuale come la mia, con una contabilità semplificata, in economia, e Imprese societarie, con contabilità ordinaria e bilanci. E’ opinione diffusa che le imprese piccole e a conduzione “contadina”, non potranno reggere individualmente l’impatto della situazione di crisi economica. L’unica strada possibile è l’unione di molteplici microeconomie in imprese di grandi dimensioni, capaci di confrontarsi competitivamente con la finanza e il credito erogato dalle banche.

Io sarò romantico, indietro con i tempi, ma credo che le economie delle imprese familiari sono più realiste e affidabili delle grandi imprese. Io non sono un economista, lo era mio padre, ma nel mio piccolo mi sembra anche che l’aggregazione in caso di fallimento, può distruggere in un sol colpo molte persone. Questa non è l’opinione della maggioranza in quanto si dice ad esempio che i crediti sono erogati con tassi più agevolati per chi fa girare il sistema con numeri grandi, oppure che la produzione, separata dalle vendite e dal marketing, rende di più in confronto a chi deve occuparsi di tutto.

Mi piacerebbe se qualcuno commentasse questo post per avere più opinioni in proposito.

 

Chi prende in prestito è schiavo di chi presta

Una chiave di lettura del particolare momento economico che vivono le imprese vinicole, ma più in generale tutta l’economia globalizzata, è proprio questa.

Negli ultimi anni, quando il credito sembrava infinito, molte imprese si sono indebitate a tal punto che ormai la maggior parte potrebbero essere rilevate dalle banche se decidessero di esigere il debito accumulato.

Sono dunque le banche, o meglio il sistema bancario attuale, che decide il prezzo attuale del vino? Che ricordo rimane stabilmente al di sotto del 50% dei costi di produzione qui in Chianti… . Oppure è solamente la domanda/offerta che sta provocando sofferenza nel mondo del vino, e non solo? http://www.youtube.com/watch?v=9L-6O7DvFiE

 

La corsa al rialzo

 Le quotazoni del vino, in particolar modo il vino Chianti Classico, sono legate alla prosperità e alla crisi. Negli ultimi 18/24 mesi le quotazioni sono a circa il 50% del costo di produzione. Tutto normale, questo periodo è stato il periodo dei commercianti: hanno potuto scegliere e decidere quanto pagare, se il prezzo non andava bene a uno andava bene a un'altro.

Come in Borsa, tutto è una speculazione. C'è chi scommette al ribasso, chi scommette al rialzo. La scommessa al ribasso ha premiato fino ad oggi, ma le condizioni stanno cambiando. Le scommesse ora si faranno al rialzo: le condizioni meteo ormai non permetteranno produzioni adatte al ribasso, anzi la prossima vendemmia assicurerà oltre alla scarsità, scarsa qualità. A meno di un miracolo. L'Euro ogni giorno si svaluta.

Ecco allora, ora comincia la corsa al rialzo.

Effetto vulcano sui prezzi del vino?


  Le condizioni meteo non accennano a migliorare. Nebbia, pioggia e temperature fresche stanno influenzando in particolar modo la vite. Il vulcano islandese dal nome impronunciabile sta immettendo nell'atmosfera una grande quantità di solfiti che in qualche modo riflettono la luce solare. L'ultima eruzione è durata due anni, nell'800, ed è impossibile fare una previsione sulla durata di questa eruzione.  Se l'influenza sul clima è questo, potremo avere come conseguenza una diminuzione della qualità dei vini prodotti nel 2010 sopratutto nel Nord e Centro Italia.

Per questo motivo i prezzi dei vini all'ingrosso potrebbero aumentare notevolmente, in quanto le annate vecchie si valorizzerebbero di molto. E' una previsione azzardata ma potrebbe proprio andare così, tenendo presente la progressiva svalutazione dell'euro nei confronnti del dollaro che favorisce l'esportazione.

La corsa al ribasso

Risulta dal mercato che una bottiglia di Barolo si trova a 9 euro, un Chianti a 2 euro, un Chianti Classico a 4 euro e così via. Aggiungo io che ho avuto una offerta di 1,5 euro/litro per 30 Hl di Chianti Classico certificato 2001 Riserva da Piccini…

Insomma la situazione è grave poichè lavorare producendo un bene e ricavarne meno della metà dei costi non è sostenibile. Qualche consumatore potrebbe giorire, trovare finalmente vini accessibili anche per stipendi di 1.200 euro al mese… ma una contentezza di Pirro: per quanto tempo ancora? Non rischiano anche i consumatori che finiranno di trovare solo vini importati o finti vini prodotti per far quadrare i conti? La qualità media pensate che non diminuisca?  Non c'è il rischio che la Classe dei Consumatori si dia la zappa sui piedi?

Penso proprio di si.

Come recuperare tutto quello che si è perso negli ultimi 18 mesi

 Leggo e riporto: “Il Gifco (Gruppo italiano dei fabbricanti di cartone ondulato) è sicuro: i
prezzi dei prodotti finali in cartone aumenteranno ancora del 15% nel
2010. E il rincaro non è riconducibile alla crisi economica ma, al
contrario, alla fase iniziale di ripresa già in atto. La carta a causa della ripresa economica
sta registrando aumenti di prezzo del 30%, con punte di oltre il 40% per
alcune tipologie. Le aziende produttrici preferiscono parlare di "recupero" piuttosto che di
"rincaro" del prezzo finale: i prezzi saliranno cioè per recuperare tutto
quello che l'industria ha perso negli ultimi 18 mesi,
quando i listini
erano stati ritoccati al ribasso sempre in relazione all'andamento delle
materie prime.”
Ora io mi dico: Nel comparto vino che succede?  La ripresa economica è solo per alcuni? E se anche noi produttori di vino volessimo recuperare tutto quello che si è perso negli ultimi 18 Mesi?

Se ci mettessimo d'accordo tutti quanti? (In effetti il Gifco rappresenta il 90% della
produzione…)