Poco fa si è svolto il primo dei due incontri tra Base Sociale e CdA del Consorzio Chianti Classico a Radda in Chianti, in preparazione dell’assemblea indetta il 30 Marzo.
E’ stato presentato un “pacchetto”, che sarà sottoposto a votazione in Assemblea. Tre sono i punti importanti secondo me che riguardano la denominazione, mentre per quanto riguarda la gestione del Marchio Gallo Nero qui non mi soffermo.
Il primo punto, forse il più importante, riguarda l’obbligo di poter vendere il vino sfuso, oggi solitamente venduto come “atto a divenire”, solo dopo certificazione “Chianti Classico”. Questo comporta la speranza che ci sia un’innalzamento della qualità, senza possibilità di usare “l’atto a divenire” come paravento per vendere mediocrità, e questo lo ritengo un bene. Ma il rovescio della medaglia è che in prospettiva questa innovazione incentiverebbe la vendita delle uve e non la trasformazione, favorendo così la vinificazione e la gestione di tutti i processi tra pochi operatori (chi ha orecchi intenda).
Il secondo punto riguarda i driver, cioè l’individuazione di una cinquantina di vini che, sotto il profilo del numero, del prestigio, dell’etichetta, delle recensioni sulle guide, ecc. faccino da testa di sfondamento anche per tutti gli altri. Quindi negli eventi, nelle promozioni istituzionali, ecc. questi vini sarebbero quelli che farebbero da traino. Si vorrebbe matematicamente individuarli, ma è comprensibile come l’indirizzo (politico…) che si darebbe alla formula matematica influenzi questa scelta. Questo passo sarà sicuramente molto delicato, poichè nessuno, piccolo o grade produttore, vorrà rinunciare ad avere almeno un vino in questo particolare contenitore. La riflessione su questo tema sarà certamente interessante.
Il terzo punto riguarda la piramide delle denominazione, attualmente bloccata verso il basso. Infatti le Riserve erano state ridotte ad essere sacrificate come opzional aziendale, e nessun tentativo di zonazione è mai stato tentato. Da qui la proposta di innalzare la piramide qualitativa creando la categoria “Selezione” che si posizionerebbe ai vertici della piramide: vini integralmente prodotti e parametri organolettici e chimici basati sulla “struttura, speziatura, persistenza, con estratto secco più elevato, gradazione minima 13%”, insomma roba da vini “ciccioni”. Mi trovo in accordo per la realizzazione della “Selezione Chianti Classico” integralmente prodotto (ricordo che integralmente prodotto significa che le uve e il vino sono espressione di vigna senza alcun assemblaggio di zone diverse), ma non mi trova in accordo per quanto riguarda i parametri chimico fisici proposti: coma si fa a dire che il vino migliore debba essere speziato, o con estratto alto, o qualsiasi altra regola chimica?. Inoltre se le Riserve potranno essere messe in commercio dopo 2 anni e 3 mesi di affinamento, perchè non allungare fino a 3 anni e 3 mesi l’affinamento per differenziare ancor più la Selezione? Ricordo solo che diversi anni fa le Riserve potevano essere imbottigliate appunto dopo tre anni…
Comunque una cosa è certa: che per metter daccordo tutti non è facile, che non ci saranno cambiamenti epocali, che il periodo per digerire queste proposte dal corpo sociale è un pò breve.
Grazie per il resoconto. Così, in prima battuta, mi sembra un po’ modesto questo per aspirare a dare un nuovo riassetto alla denominazione. Boh ?
Sono stati toccati altri punti quali il restyling del gallo sulla bottiglia, con la reintroduzione del gallo nero sul collo (si chiederà ai soci se davanti o se a scelta del produttore davanti o dietro, io opto per la seconda ipotesi), poi si è parlato della possibiltà che il Consorzio possa controllare i vigneti a IGT, che sono 1900 ettari e che rappresentano oggi un grave problema in quanto sono il "grigio" nel territorio del Classico: "Fatto 1 bottiglia rivendicata a Igt, in commercio ce ne sono 2,2 bottiglie a Igt"… infine c’è la proposta della ristrutturazione della "governance" della struttura del Consorzio, attualmente giudicata troppo rigida.
Per verità di informazione vorrei infine precisare che "il pacchetto" è un progetto della Giunta Esecutiva e non del CdA.
Caro Paolo,
è da tempo che seguo il tuo blog. Lo trovo interessante e spesso ho condiviso alcune tue osservazioni. Mi sento di intervenire solo per correggere una tua affermazione.
Il progetto di riassetto che è stato presentato negli incontri con i Soci, è il risultato di un lungo lavoro del CDA con la collaborazione del Prof. Davide Gaeta dell’Universita di Verona che ha redatto un documento sul quale nei mesi scorsi ci siamo piú volte confrontati. Questo anche per rivendicare il mio modesto contributo.
Riguardo le Selezioni, il termine "integralmente prodotto" si riferisce ad uve prodotte e vinificate in azienda e non necessariamente da un particolare vigneto. Una selezione potrebbe essere anche effettuata su tutti i vigneti aziendali.
Un caro saluto
Francesco
Gentile Francesco, grazie della precisazione.
Colgo qui l’occasione per ribadire la mia contrarietà a mettere paletti chimici sulle Selezioni riguardanti l’estratto secco, proposto a 27 per mille, mentre per l’annata è attualmente 23 per mille, e la dicitura "speziato", poichè sembra fatto a posta per vini "ciccioni", che spesso il Sangiovese non può raggiungere in zone tipo Lamole, a meno di pratiche enologiche spinte. L’eleganza di un vino non dipende dall’estratto secco!.
Inoltre mi permetto di dire che per la Selezione sarebbe auspicabile un invecchiamento di almeno 3 anni, e non 2 anni al pari delle Riserve , per distinguersi uletriornmente dal resto, ma anche per favorire una buona politica dell’uso delle giacenze di qualità superiore.
Infine qualcuno mi ha sottolineato giustamente la dubbia validità della proposta di creare una Doc alternativa, che si posizionerebbe tra i vini IGT e il Chianti Classico, (per chi legge la proposta della giunta mostra graficamente una piramide dove alla base ci sono i vini Igt Base, poi più sù la Doc Alternativa da creare, ancora più sù il Chianti Classico Annata, poi ancora il Chianti Classico Riserva e infine al vertice la Selezione). A parte l’onere di creare un’altra denominazione, per i consumatori potrebbe verificarsi un disorientamento più dannoso che proficuo, poichè porterebbe a complicazioni eccessive per interpretare i vari livelli. Ritengo quindi che gli Igt, che già assolvono sufficientemente le esigenze di tutti, produttori e consumatori, possono assolvere il loro "buon" ruolo a patto naturalmente che si riesca a controllare questi fatidici 1900 ettari che si trovano dentro il territorio del Chianti Classico.
Paolo io condivido quasi tutto quello che dici con qualche sfumatura. Dopo la riunione di ieri, diciamo che complessivamente trovo che si va nella giusta direzione, però anderbbe discusso o proposte variazioni come dici tu.Per la "scalata" qualitativa riserva, selezione, più che l’estratto secco, trovo assurdo la descrizione del colore e la lunghezza dell’invecchiamento, io le riserva meno di 4 anni non le faccio, per cui senza voler pretendere che tutti allunghino i tempi (1 anno lo farei… mah…) però la qualità di un vino non è sempre essere [i]rosso porpora compatto[/i], anzi questi sono spesso poco eleganti e stucchevoli, un vino più chiaro di colore può avere una piacevolezza e una eleganza molto maggiore di un inchiostro.
Per cui riconoscendo l’utilità e la positività della proposta, mi sa che ci vuole un po più di confronto.
Non mi convince nemmeno l’argomento, del nostro presidente, se l’ho capito bene, che in realtà si propone di fare 3 tipi di vino, per cui non si è obbligati a fare la selezione….
Visto che c’è la piramide il gioco di parole mi piace poco.
Per quanto riguarda la DOCG di riccaduta, credo anchio, ma come credo tutti oggi che non sia il caso di crecarla. Ma c’è stata una proposta che mi è sembrata molto interressante fatta da un socio, sarebbe di poter usare [i]un gallo[/i] sull’IGT, visto che il gallo è simbolo di territorio e non più di qualità. Oggi non c’è il quadro legale per farlo, ma per valorizzare i vini fatti nella zona, e controllare le superfici IGT quella strada mi piace. Aumenta anche la visibilità di quello che dovrà essere simbolo del territorio
A mio avviso sarebbe utile se non necessario arrivare al voto dopo aver fatto degli incontri tra di noi, per definire, magari preparare una proposta di parametri organolettici e chimici.
A dire il vero per il confronto ci sarebbe stata la bacheca del consorzio, area soci, ma ancora mi pare che non funzioni ancora bene perchè ancora poco conosciuto dai Soci…
Dopo essere stato alla riunione il quadro mi è più chiaro. In effetti la la grande maggioranza delle proposte mi sembrano sensate e condivisubili anche se la scelta di creare una "rappresentanza" di 50 vini: sembra un modo perfetto per seminare zizzania…
Per quanto riguarda la piramide qualitativa mi sembrerebbe però che per noi piccoli si potrebbe rovesciare un po’, si potrebbe per esempio, usare le selezioni al posto del Chianti Classico base mettendo in risalto il fatto dell’"integralmente prodotto all’origine" e continuare a mantenere la Riserva come punta qualitativa. Questo anche perchè altrimenti i nostri vini rischiano rimanere indistinguibili sullo scaffale da quelli degli industriali che certo non potrebbero traformare i loro vini base in "selezione".
Infine ho notato la chiara volontà di non affrontare quello che si può definire la madre di tutti i nostri problemi e cioè l’attuale sovrapproduzione costante con conseguenza giacenza fuori controllo. Se non si risolve questo prima tutto il resto è francamente inutile. Però credo che qualcosa magari è stato già deciso solo che per ora non è il momento di divulgare notizie…
Anzitutto grazie a Paolo per la sintesi dell’incontro di Radda, cui purtroppo non sono riuscito a partecipare. Mi piacerebbe invece prendere parte all’assemblea di venerdì, perché da quando abbiamo ricevuto la prima comunicazione ho speculato molto su quale potesse essere la ristrutturazione della denominazione e, avendo letto dichiarazioni di Liberati che escludeva un ritocco alla base ampelografica, mi aspettavo proprio una proposta del genere, che in parte è benvenuta.
Personalmente, ritengo infatti che l’introduzione di almeno un nuovo livello nella denominazione sia indispensabile per mantenere il livello dei prezzi della DO di prestigio, così come si fa a Montalcino, ma anche nelle sottozone della DOCG Chianti, che usano proprio questa a ricaduta. Sono però, come Paolo, in disaccordo sui parametri della Selezione, a meno che non faccia parte di una strategia per riportare all’ovile i supertuscan prodotti nel Chianti, come Tignanello (ora che anche Antinori è rientrato), Flaccianello, Cepparello, etc.: scelta che darebbe decisamente un bel lustro alla denominazione! Se però così non fosse, onestamente non vedrei la ragione di "napalizzare" ulteriormente un territorio già in crisi d’identità come il nostro.
A me al vertice della piramide piacerebbe invece vedere sottozone con caratteristiche organolettiche ben riconoscibili (Lamole, ad esempio?), come nel Médoc: lì avviene per consuetudine, a noi evidentemente serve un disciplinare.
Detto questo, spero che venerdì ci sia spazio per il confronto e che l’assemblea sia l’inizio di un percorso di lavoro, non la fine.
In effetti anch’io spero che l’Assemblea non serva solo per ratificare tutto il pacchetto, ma che sia occasione di confronto e suggerimento. La proposta di Mascheroni fatta a Radda di "spacchettare" il…. pacchetto (scusate il gioco di parole) è quindi auspicabile, anche se il rischio è che a forza di rimandare le decisioni non si riesce mai a decidere nulla. Per questo sarebbe bello che in futuro la base sociale indirizzi preventivamente la giunta esecutiva, e non il contrario… ma questo è un altro discorso.
Ma credo che sarebbe bene essere un po più pragmatico, io ritorno ad essere svizzero in questo, a un certo punto si vota, non si sta giorni, mesi, anni a discutere. Per cui se io fossi nel CDA giunta etc, spingerei anchio per un voto, per poter lavorare. Diventa anche finta democrazia cercare un consenso, che è comunque assente.
Per questo mi sembrerebbe utile se si (il si sarebbe un gruppo sparso di persone non meglio definite oggi ma che hanno una simile sensibilità) vuole delle modifiche sostanziali, riuscire a metterle, in una proposta strutturata e organizzata, da proporre ad un voto.
Credo sia un illusione riuscire a dibattere i dettagli (colore, piutosto che estratto secco, … DOC pitosto che galetto sull’IGT etc) in assemblea.
Posso anche sbagliare, ma mi immagino il puttiferio, anche sui 50 vini da scegliere per le manifestazioni….!
Interessante anche il punto di vista di Slow Food nel Blog di Slow Wine che contribuisce così al dibattito in corso:
http://www.slowfood.it/slowine/pagine/ita/parliamodi.lasso?id_edit=1031&-session=slowine%3A973BA50907d7016768MQCEFBAAD0