Nel tempo del coronavirus gli appassionati di vino possono domandarsi: ma come procedono i lavori in vigna? Posso rispondere per me, ma mi sono accorto da telefonata di un collega stamani che le cose stanno andando più o meno allo stesso modo qui in Chianti.
Chiusi in casa, noi (pochi) coltivatori diretti che prevalentemente coltiviamo con le forze familiari, non ci stiamo. Ora che non c’è bisogno di viaggiare per cercar di vendere, non c’è bisogno di star dietro ai turisti, non c’è fretta nella burocrazia, addirittura non riceviamo più neanche le telefonate pubblicitarie inutili, abbiamo tempo. Tempo che dedichiamo alla cura del vigneto, per sistemare, per riparare, per sentirsi vivi e finalmente quel senso di contatto vero con madre Natura, senza frenesie, che mi vede ormai da quaranta anni qui a Caparsa.
Detto questo è probabile addirittura che l’annata qualitativa sia eccezionale proprio per il privilegio che noi coltivatori diretti (alias contadini) abbiamo in questo periodo storico per la cura individuale del podere.
Naturalmente le ombre commerciali sono molto lunghe, ma per il momento possiamo andare avanti meglio di tante altre categorie che, riconosco, non hanno la stessa “fortuna”.