Radda come Montalcino di 30 anni fa

Lungi da me fare contrapposizioni o confronti astrusi è certo però, per me, che i cambiamenti climatici stiano dando una mano ai vini prodotti nelle zone più interne e fresche del territorio Chianti, in particolare a Radda in Chianti. A Radda si vendemmiava a ottobre inoltrato e nonostante questo non ovunque si raggiungevano gradazioni di alcool di 12,5° e sempre nei vigneti esposti a sud, le zone più calde e quindi con maturazioni ottimali.
Dagli inizi degli anni 2000 assistiamo a una maturazione precoce del Sangiovese e le maturazioni avvengono molto anticipatamente rispetto al passato, tanto che e la vendemmia inizia a settembre ormai sempre più regolarmente con gradazioni che superano i 13,5° superando a volte i 15°.
Questo fatto suggerisce che le condizioni climatiche in zone notoriamente più calde, come Montalcino dove il sangiovese maturava con equilibri fantastici che hanno reso famoso il Brunello di Montalcino, oggi favoriscono eccessi di alcool rispetto agli equilibri del passato. Mentre zone fresche come Radda ne beneficiano. E’ come se a Radda si facessero oggi i vini di 30 e oltre anni fa a Montalcino.
Queste mie considerazioni non devono essere intese come dire che i vini di Radda sono più buoni di quelli di Montalcino, ma devono essere intese come denuncia ai Cambiamenti Climatici, che stanno scompigliando il mondo che conosco, quello del vino

Il mondo del vino deve svecchiare

Largo ai giovani. I giovani sono coloro che guideranno il mondo. Sono loro che hanno l’energia, l’entusiasmo per affrontare il futuro, magari anche con errori che però fanno parte della vita, della crescita. I giovani possono migliorare il mondo.

Queste le considerazioni che mi sono venute in mente quando ho ascoltato l’intervista a Ezio Rivella, ottantenne, recentemente eletto a Presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino. Vedi l’intervista di Carlo Macchi. Sicuramente uomo di esperienza, ma non certo comunicatore di innovazione e freschezza. Intendiamoci, non ho nulla contro i “vecchi”, ma a un certo punto gli anziani si devono mettere da parte, magari assolvere la funzione di consiglieri, per dare spazio ai giovani.

Questo non accade, non solo nel mondo del vino, ma anche nel mondo della politica.

Anche a livello di calcio, gli ultimi mondiali hanno dimostrato come investire nei vivai, nei giovani, premi più che l’esperienza.

Io credo che il mondo del vino stia soffrendo della sindrome dei favolosi anni 90, si cerca in tutti i modi una sorta di replica dei personaggi di quei fortunati anni, tentativi di nostalgiche perpetuazioni. Ma i morti non resuscitano.