Seminario di Cernilli a Castellina in Chianti: il mio parere

Bisogna che dica due parole sul seminario di Cernilli che si è svolto, all’interno della manifestazione “Chianti Classico é” e della festa di Pentecoste a Castellina in Chianti il 12 Giugno. Ho potuto tra l’altro fare un confronto con il seminario svolto dal giornalista Gioacchino Bonsignore in collaborazione con Enoclub di Siena a Radda la settimana precedente. Entrambi si sono basati sulle differenze dei territori nell’esprerssione dei vini, nel primo caso Castellina alta e bassa, nel secondo caso con una comparazione tra i vini di altura di Radda e Lamole.

Nel caso di Radda c’è stata una partecipazione attiva dei produttori-vignaioli di quei territori con i loro interventi, che hanno raccontato storie e aneddoti che hanno vivacizzato notevolmente l’evento, sapientemente condotta in stile televisivo (anche il seminario condotto da Carlo Macchi il giorno precedente si è svolto in questi termini). Nel caso del seminario del “Guru” Cernilli c’è stata solo una descrizione didascalica e descrittiva dei vini selezionati, andando a cercare  differenze strettamente degustative. Cernilli il fattore umano nei vini non è riuscito proprio a coglierlo nella sua interezza, tutto intento a “celebrare” una indubbia capacità degustativa in funzione esaltativa delle differenze del tema. E’ vero che mediamemte nel territorio di Castellina in Chianti le aziende vinicole sono grandi, che ci sono aziende che producono, assemblano e commercializzano centinaia di migliaia se non milioni di bottiglie, ma affermare che il tecnicismo enologico, secondo me presente in alcuni vini (non faccio qui i nomi), che produce vini vellutati, speziati e morbidi fa parte di un tutt’uno con la naturalezza dei fenomeni naturali, mi sembra azzardato.

Alla mia domanda se vedeva di buon occhio la proposta della possibilità dell’introduzione delle menzioni comunali sulle etichette del vino Chianti Classico ha risposto affermativamente, e questo gli va dato atto. Ma la risposta che mi ha dato sul tecnicismo, cercando inoltre di esaltare il fatto che le “tecniche spinte” sono applicate solo da aziende straniere che commercializzano migliaia di milioni di bottiglie e addirittura quotate in borsa, mentre chi produce “solo” qualche centinaia di migliaia di bottiglie è pur sempre espressione del territorio, non mi ha convinto del tutto.