I circuiti economici e politici del vino

Sono sempre stato indipendente nel pensiero, nel lavoro e nel mercato. Mi rendo conto però che esistono veri e propri circuiti economici che si sovrappongono a quelli politici, circuiti di destra, di sinistra, di centro, religioso, dove gli affari appunto ruotano paralleli alla politica. Chi cerca di vendere il vino, oppure ha bisogno di finanziarsi, oppure ha bisogno di assistenza, solitamente si rivolge sempre alle stesse persone che nei territori in qualche modo gestiscono anche la politica. Mi salta in mente il sistema Siena, oppure Lega Nord al Nord, come esempio.

Lecito, naturalmente. E anche democratico.

Però qualcuno può perdere la testa infilandosi e sbandierando ideologie politiche che nulla hanno a che vedere col vino, per rimanere nel vortice economico e politico del proprio circuito.

 

Il bio non deve diventare moda

Il bio -(logico e dinamico) non deve diventare moda. Deve essere ispirato da ideali, un modo nuovo di intendere la vita e i comportamenti. Dopo la caduta delle ideologie, anche gli ideali negli ultimi venti anni si sono persi. E’ contato solo la corsa verso il successo e la realizzazione personale, costi quel che costi. Non ci sono più riferimenti a parte le indicazioni della pubblicità.

Il cibo bio-, e quindi il vino, devono rappresentare un cambiamento necessario per la continuità della vita sulla terra. Non solo il fine per vendere, ma strumento per i cambiamenti sociali. Sostenibilità, protezione dell’ambiente, etica delle produzioni alimentari, devono diventare valori senza i quali si rischia di veder affossato questo fenomeno dal tempo, come tutte le mode.