L’indicazione Geografica Tipica è una categoria di ricaduta per tutti quei vini che superano le limitazioni delle Doc e Docg, ma anche è un serbatoio che comprende anche molti Super Tuscans e vini che non hanno nessun riconoscimento a Denominazione di Origine. Questa denominazione è dunque molto importante.
Alcuni anni fa i controlli erano praticamente assenti, per cui in Toscana abbiamo passato un lungo periodo in cui si imbottigliava tre volte il quantitativo prodotto rivendicato (!).
Recentemente il TCA (Toscana Certificazoni Alimentari), ha cominciato a controllare e a farsi pagare dai produttori il controllo. Non ho notizie riguardo alla attuale corrispondenza tra produzione e commercializzazione.
Da poco tempo è però notizia che il Consorzio Vino Chianti ha deliberato unilateralmente una modifica del proprio statuto sociale inserendo l’IGT Toscana tra le indicazioni che si prefigge di tutelare. Per ottenere questo deve avere l’adesione del 35% delle aziende e del 51% della produzione Igt imbottigliata.
Questa iniziativa sta creando molti disappunti, come facile capire. Infatti pare che da tanto tempo si parlava di creare un nuovo Consorzio di Tutela per i vini IGT.
Ieri ho incontrato Michele Braganti che recentemente ha tolto la DOCG Chianti Classico per il suo vino Baron’Ugo e iniziare il percorso a IGT, per eliminare tutta una serie di compromessi e complicazioni. Proprio qui a Radda la massima espressione dei vini IGT ce l’ha Montevertine che da sempre, pur potendo entrare nella DOCG Chianti Classico ha sempre usato l’Igt per vini come Pergole Torte o Montevertine.
Insomma ne vedremo delle belle.
La mia prima considerazione è quella racchiusa nel titolo di questo post