La vinificazione artigianale prima e dopo i cambiamenti climatici, secondo me.

Premetto che non sono un enologo, ho solo avuto “influenze” formative contadine, spontanee, intuitive, pratiche, territoriali e dai miei 62 anni e oltre ho visto e praticato vinificazioni dalla metà degli anni ’60 fino ad oggi.
Cambiamenti enormi: una volta, per lo meno qui in Chianti, la vinificazione si svolgeva prevalentemente spontaneamente, protetta da acidità alte e ph bassi dei vini, e i problemi erano prevalentemente causati dalla fermentazione malolattica che spesso era difficoltosa, ma i fermenti spontanei della fermentazione alcolica del vino, i Saccharomyces Cerevisiae sempre o quasi avevano la meglio sui fermenti “cattivi” come i Brettanomyces.
Oggi con maturazioni sempre più spinte, ph alti e acidità basse, i secondi (i Brettanomyces) possono prevalere, creando qualche problema.

Nei vini spontanei gli equilibri di questi due tipi di lieviti sono sempre “guidati” dal modo di fare agricoltura, qualità dell’uva, di vinificazione più lunga, più corta, all’aria, al chiuso, masse grandi, masse piccole, pulizia nei processi, pulizia dei contenitori, travasi e quindi ossigenazioni più frequenti o più occasionali, insomma il “terroir”.

Dal punto di vista tecnico enologico i lieviti Brettanomyces sono visti e trattati come il diavolo. Sicuramente questi lieviti ove sono massicciamente presenti, condizionano i profumi (ad esempio il famoso “sudore di cavallo”) e tutta una serie di parametri organolettici, che nella maggior parte dei degustatori è considerata, sempre, come un errore, un difetto. Forse è questo il motivo principale per cui le fermentazioni spontanee sono considerate a rischio, ma secondo me anche a causa delle semplificazioni ecologiche per l’uso di molecole sintetiche nella coltivazione che influenzano le fermentazioni spontanee, causando ad esempio anche arresti delle fermentazioni.

Questo sta preoccupando molti produttori che operano nella “spontaneità”, nella “naturalità”, nel biologico e nel biodinamico poiché il vino non deve sfociare in difetto. Occorre dunque accettare e rassegnarsi a una certa contaminazione senza che questa però sia dominante.
Come è possibile dunque una vinificazione spontanea senza cadere nel difetto?
Sicuramente acquistando sicurezza con il succedersi delle annate, con pratiche igieniche sempre più attente, ma anche conoscere e accettarne l’esistenza, per cercare di contenere il fenomeno che può addirittura significare un segno positivo distintivo di territorialità e originalità.
Quindi: i cambiamenti climatici stanno condizionando le vinificazioni, ma è possibile sfruttare questa condizione con buone pratiche, senza farsi condizionare dal tecnicismo omologante.

Il bio- è a un buon punto!

Sto constatando come il bio-, l’idea sana della produzione alimentare bio- (-logica o -dinamica), sia ormai una realtà affermata sopratutto nel mondo del vino italiano.

E’ una grande sodddisfazione vedere come ormai il percorso verso logiche in cui la qualità si confonde con la salubrità nelle metodologie rispettose verso l’ambiente sia innegabilmente ad un buon punto. Ormai anche grandi aziende che conducono centinaia di ettari si sono infilate in questa logica; è bello e sano, e se qualcuno vede invaso un campo che si presume esclusivo per appartenenza politica o economica, si sbaglia di grosso.

L’obbiettivo di base delle produzioni bio- sono infatti quelle di diffondere una cultura di produzione e di consumo differente rispetto a quello che normalmente ci viene proposto: la quantità indiscriminata e il consumo fino a se stesso che finisce per creare una economia insostenibile.

E’ interessante osservare anche come ognuno percorre il percorso a modo suo, ma l’importante è IL PERCORSO, che sicuramente non si fermerà mai e conoscerà sempre nuovi aspetti.

Uno degli aspetti più rilevanti nel mondo del vino, affascinante, è il territorio. In Italia ormai si apprezza sempre meno (quasi!) uno stile di vino uniforme, di genere, come invece spesso avviene in molti Paesi del Mondo. Si comincia ad apprezzare i vini come espressione dei suoli, dei climi, dei produttori, delle metodologie agronomiche ed enologiche. Tutto questo aiuta molto l’idea Bio- poichè solo i vini di territorio godono della qualità e della sostenibilità nel territorio: è un circolo virtuoso.