Arriverà sempre il momento di sconforto

Arriveranno sempre, a chiunque, i momenti in cui si pensa di arrendersi.

Una battaglia continua occorre affrontare ogni giorno, ma a volte lo sconforto prende il sopravvento. Nel mio caso i daini, i caprioli, i cinghiali, la peronospora, l’oidio, il mal dell’esca, la grandine e via così, che capitano o che ti frullano per la testa  con la paura e che devi affrontare anche se sei stanco: per affrontarli occorre un sacco di energie.

Naturalmente ognuno deve affrontare le proprie croci e un antico proverbio afferma: mai prendere le croci degli altri.

Penso a quei poveri disgraziati che affrontano l’ignoto con i viaggi della speranza, penso a coloro che perdono in un attimo familiari o si ritrovano disperati per qualsiasi motivo.

I motivi di sconforto sono molteplici e dipendono da chi sei, dove sei nato, cosa hai vissuto, cosa la vita ti ha riservato.

Io son nato destinato ad esser vignaiolo artigiano, ma mi raccomando non crediate che questo lavoro sia privilegiato rispetto agli altri.

 

Gesù è morto: che significa qualità?

Immagine free presa da Internet

Cosa significa qualità?

E’ inutile che mi vengano a dire che qualità nei vini, o nel cibo in generale, significa più speziatura, oppure più finezza, oppure varie cazzate, oppure Gesù morto, oppure quelle ragioni commerciali che fanno la differenza a scapito della salubrità.

La salubrità di un vino, del cibo, che spesso è espressione di un territorio con tradizioni millenarie in Italia se ben interpretate, di cultura,  espressioni locali sane, magari semplici, significa per me e spero non solo, espressione di un modo di vedere la vita e il mondo che contrasta con le culture dominanti. Culture dominanti dove il farmaco, il fitofarmaco di sintesi, protocolli applicati ad ogni situazione risolvono le sintomatologie, temporaneamente, ma che alla lunga creano contraddizioni in termini di difesa immunitaria, per tutti.

La difesa immunitaria è la base di qualsiasi organismo vivente. Difesa immunitaria significa che lo stile di vita, la felicità del momento, la reazione, magari dettata  da condizioni ambientali estreme, è alla base di ogni organismo vivente nella difesa dello sforzo comune della vita di preservarsi.

Difesa immunitaria, che significa nel nostro tempo lotta al deficit immunitario  derivante da abusi di farmaci o fitofarmaci (nel mio caso specifico come produttore di vino), oppure da condizioni igieniche precarie o stili divisa estremi, oppure da stress psicologici derivanti dai modelli sociali, sono la base della comprensione della “psicologica” della vita.

Se il business farmacologico (fitofarmologico nel mio caso specifico come produttore di vino) può migliorare da un lato alcune situazioni difficili, può peggiorare le situazioni della vita quando l’uso indiscriminato risulta eccessivo per l’ambiente in cui la vita vive.

L’immunodepressione è la malattia del nostro tempo. L’immunodepressione si può combattere solo con culture sgombre da TROPPI interessi economici che spesso dettano leggi proprie, ma svincolate dal bene collettivo.

Amen.

 

 

Velocità rischiose nel mondo del vino

In questo mondo iper-informativo così veloce, riuscire a fermarsi per guardare attentamente quali siano i veri valori della vita, quella intima e personale, è sempre più difficile. Siamo presi dal tutto.

Il mondo del vino non è certo immune a questo, anzi la sua velocità è sempre più frenetica. Certe lentezze di una volta non esistono più.

Dal mondo esterno la visione bucolica di chi produce vino e di chi ci vive sopra è quella dominante e una sorta di probabile invidia pervade l’occhio superficiale di chi ci guarda. Ma la realtà non è così.

Feroci competizioni, stressanti battaglie contro ogni genere di avversità in vigna, il rincorrere continuo degli eventi e del mercato, le concorrenze sleali, le polemiche e poi il continuo e infinito “bla-bla”, la burocrazia, le connessioni sociali e un sacco di altra roba fanno di questo mondo una sorta di enorme frullatore che non si ferma mai.

Eppure a volte bisogna pur riuscire a fermarsi, osservare, contemplare, cominciare a scegliere, smettere con il superfluo e concentrarsi sull’essenziale.

Ne va della salute.

Finestre

 

Le finestre si usano per buttarcisi di sotto, o per cambiare aria, o per raggiungere universi paralleli.

Ma le finestre dei vignaioli sono diverse. Servono per operazioni importanti nel tempo, per esempio esiste la finestra per imbottigliare, più larga per i vini rossi e più stretta per i vini bianchi, esistono finestre per operazioni colturali, e via discorrendo.

Le esperienze tattili sono decisive per capire quando si apre una finestra, e solo l’esperienza e l’approfondimento può dare una visione d’insieme per capire quando queste finestre si aprono.

In qualche modo noi vignaioli, per il particolare lavoro che svolgiamo, siamo custodi di questa destrezza manuale, sempre più circondati da un mondo e un modo di agire frammentato, poco approfondito e sempre più superficiale che intorpidisce la mente.

Internet e i vignaioli

  Internet, questo mezzo di comunicazione, sta rivoluzionando la vita dei vignaioli? Qualche anno fa le aziende si affidavano a un ufficio stampa, tuttora le grandi aziende usano prevalentemente questo mezzo. Di solito però chi gestisce l’ufficio non può dare notizie con il calore, con la passione di un vignaiolo. Anzi, la “patinatura” dei comunicati è ora considerata una minestra già assaggiata troppe volte e noiosa. Sempre più mi accorgo che i giornalisti prima di scrivere cercano in internet gli argomenti.

Il vignaiolo, attraverso una attiva partecipazione nei due sensi, consumatore-produttore e produttore-consumatore, sta lentamente democratizzando un sistema finora monopolizzato creando una certa confusione e sorpresa, sopratutto da chi gestisce le cose da molto e a volte troppo tempo.

C’è però un rischio in tutto questo, che la cosa diventi una sorta di schiavismo, di dipendenza. Il vignaiolo schiavo di intenet, dove il tempo vola, dove si dimenticano i rapporti umani, l’ansia delle “amicizie” e dove si può addiritture rovinare un rapporto d’amore…

 

Caparsa segnalata su nuova guida Slow Food

Sono lieto di essere stato segnalato tra le 1833 Aziende riportate in guida SLOW WINE 2011STORIE DI VITA, VIGNE, VINI IN ITALIA. Tra l’altro il vino Rosso di Caparsa 2008 ha ricevuto la segnalazione di “Vino quotidiano” (bottiglie che costano fino a 10 euro in enoteca, dall’eccellente rapporto tra qualità e prezzo). Devo dire che la segnalazione riguarda il 2008 che purtroppo si è easurito proprio in questi giorni… comunque a Novembre imbottiglierò il Rosso di Caparsa 2009, di pari qualità se non addirittura di qualità migliore.

In effetti quest’anno non ho dato a nessuna guida i miei nuovi vini per la scelta di slittare l’imbottigliamento del vino Chianti Classico Caparsino e Doccio a Matteo Riserva 2007 e il Rosso di Caparsa 2009 in autunno 2010, anzichè in primavera. Questo sopratutto per motivi dei tempi di maturazione. I miei vini hanno bisogno di tempo, e affrettarsi ad imbottigliare per rispettare i tempi delle guide o del mercato è una stupidaggine. Occorre solo aspettare i tempi del vino. Negli anni passati mi sono un pò lasciato prendere dalla frenesia, imbottigliando precocemente e costringendo i consumatori ad aspettare giuste maturazione in bottiglia per due, tre e a volte più anni. Ora dico basta, o almeno cercherò di farlo.

Quindi, solo la guida di Slow Food ha ricevuto quest’anno tutti i miei vini degli ultimi tredici anni, proprio perchè era ancora “vergine” dei miei vini (anche se già giudicati da altre guide). Credo che questa nuova guida, senza punteggi ma solo con valutazioni complessive di territorio, vigne, cantina e sostenibilità ambientale, avrà un grande successo, anche se dovrà dimostrare la validità del progetto sopratutto nel proseguo degli anni.