Colpi di Sole

 

 Questo Agosto, dalla metà di Agosto, ci stà riservando una calura con punte di oltre 40 gradi centigradi. L’ambiente, i boschi, le vigne, stanno subendo un grande stress. La cosa più appariscente sono i boschi che improvvisamente si sono tinti di marrone: molti alberi non ce la fanno, ingialliscono le foglie, le stanno perdendo. Non si era mai visto un fenomeno così. Probabilmente Giugno e Luglio freschi, avevano abituato le piante troppo bene ed ora ne subiscono le conseguenze. Per quanto riguarda la vite e l’uva, sento già che qualcuno ha iniziato a vendemmiare i vitigni francesi, ma mi domando con quale qualità. Per il Sangiovese ancora non voglio pronunciarmi, poichè Settembre è il mese decisivo, come sempre. Certo è che se dura così, potremo avere un’annata imprevedibile.

 

 

T’amo pio prosecco

Nonostante tutto, nonostante la crisi del vino Chianti Classico, adatto a un consumatore che ama la buona cucina e per questo sempre più in crisi, nei Bar a Radda in Chianti il succeso delle bollicine è enorme: si fanno fuori migliaia di bottiglie di Prosecco, liscio o negli Spritz, ormai la bevanda alcoolica per eccellenza dei giovani.

Talmente grande è il successo, che addirittura alcuni produttori chiantigiani saranno costretti a sostituire il Sangiovese con il Glera, il vitigno del Prosecco? Staremo a vedere, le vie del mercato sono infinite… Nel frattempo lasciatemi abbandonare a una poesia dedicata al Prosecco (non si rivolti Giosuè Carducci nella tomba, è solo uno scherzo). La Poesia si intitola: T’amo Pio Prosecco

T’amo Pio Prosecco, e mite un sentimento

di vigore e di pace al cor m’infondi

O che solenne come un monumento

Tu di Glera i campi di vigne fecondi,

o che al mercato dilaghi contento

l’agil beva dell’uom fecondi:

e t‘esorta e ti inebria, e tu c’ ol lento

alcool con le bolle rispondi.

E del grave bicchier entro l’austera

Dolcezza si rispecchia ampio e quieto

Il divino spritz del briacon nel bar.

Il colore del vino è fuorviante?

Il colore del vino fa parte di un insieme di sensazioni che questo liquido fortunatamente offre. Nelle schede di valutazione dei conocorsi il colore è una parte essenziale della valutazione. Troppo.

Quando il vino è troppo colorito è ultimamente oggetto di discredito. In rete si legge che i vini troppo “rossi” sono simbolo di tecnicismi spinti, oppure sono sinonimo di grassezze, morbidezze, elevata alcolicità e via dicendo. Ma non sempre è così.

Vorrei spezzare una lancia a favore del colore. Per mia esperienza, il suolo calcareo, basico, favorisce il colore, come l’elevata acidità fissa il colore.

Ma sopratutto pochi grappoli di razze autoctone come il Colorino o l’Ancelotta, possono dare dei colori molto forti e intensi anche a vitigni naturalmente poco pigmentati.

Vorrei riportare un recente giudizio del mio caro amico Andrea Pagliantini a proposito: “Una percentuale di Colorino nel Sangiovese  può influenzare il vino, ma essendo un vitigno neutro lo può fare solo nel colore, non nella beva e nella struttura”.

Dunque in sostanza: se un’amante è bianco/a o nero/a o mulatto/a, ed è bello/a che cosa me ne importa del colore della pelle? Così il vino.

Bisognerebbe iniziare a valutare i vini anche con bicchieri neri…

Nella foto: foglia di Sangiovese