I 2014 di Radda in Chianti mi fanno ritornare giovane

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Alla Stazione Leopolda, in occasione della Chianti Classico Collection del 13 Febbraio 2017, ho assaggiato numerosi vini Chianti Classico 2014. Ho davvero necessità di esprimere qui quali emozioni ho avuto perché la 2014 è stata un’annata difficile, in molti posti del Paese una tragedia, ma a Radda, miracolosamente, i bravi produttori sono riusciti, con tanto lavoro che voi umani non potrete mai capire 😉 , a produrre vini che mi rimandano a quando ero bambino e ragazzo.

Tempi molto diversi da oggi, il motorino Malanca era un miraggio per pochissimi ragazzi privilegiati, contadini che coltivavano ancora qualcuno c’era, nel paesaggio di Radda c’erano i campi di grano, di erba medica, di avena e le barche di covoni, i tanti vigneti promiscui, con i frutti e gli olivi, ma sopratutto c’era la gente schietta e abituata al lavoro, le donne ben sode, pratiche, senza trucco e senza tacchi e poi si andava per vigne a lavorare cantando col Beta tre marce 48 cc.

In quegli anni, che ho vissuto a Radda in Chianti, il vino assomigliava moltissimo al 2014 di oggigiorno, vini beverini, FINI, un piacere berli accanto al focolare con le castagne o con gli arrosti (magari di passerotti che all’epoca nidificavano in ogni tetto di casa colonica), senza fronzoli.

Insomma gli assaggi dei 2014 di Radda mi hanno ringiovanito.

Una grande felicità

 Oggi sono contento. Il sole, una primavera perfetta per le viti e la “messa” uniforme. Oggi ho anche letto sulla rivista “Gambero Rosso” di Aprile nr. 253 (Euro 4,90, in edicola) una scheda veramente luisinghiera per i miei vini, ma sopratutto per i vini di Radda in Chianti (Volpaia, Val delle Corti, Monteraponi, Poggerino, Pruneto) che confermano questo territorio ai vertici della vitivinicultura italiana. Articolo che riguarda “l’anteprima del Chianti Classico”. Tra “Le promesse” c’è Volpaia (Coltassala ’07) e Caparsa (Doccio a Matteo ’07 Riserva), tra le “scommesse” c’è Poggerino, Val Delle Corti e Pruneto, tra i “Migliori della botte” c’è Monteraponi. La mia scheda recita così (spero di non invadere i diritti!):

“Personaggio fuori dalle righe Paolo Cianferoni, con un’idea di vino molto territoriale, che rifugge dalle mode e  che resta legato ai vitigni autoctoni. A parte gli aspetti ideologici, quello che convince è l’insieme. La Riserva Doccio a matteo 07 è di un colore rubino fitto e brillante; grande finezza e complessità con incredibile aromi di tabacco, frutta rossa e viola. Potente in bocca progressivo e armonico del come l’altra Riserva Caparsino, con tannini fitti e setosi e lungo finale di classe.” 

Cosa vuol di più un piccolo vignaiolo, oggi?