Istinti

L’istinto negli animali è fondamentale per la sopravvivenza, nell’uomo la scienza ha sostituito gran parte di questa virtù. La scienza e la tecnica hanno trasformato l’arte del fare il vino. In qualche modo solo la biodinamica e la biologica hanno conservato, o meglio tentano di conservare, un’idea di enologia in cui la spontaneità e l’istinto del vignaiolo/vinificatore ha un’importanza decisiva. L’Arte di far vino proviene anche da culture, ma spesso l’istinto del vignaiolo è decisivo per una buona qualità. Lo sviluppo di questa virtù dipende da continue osservazioni, giudizi, sintesi, conoscenze, esperienze, stati d’animo, decisioni nel tempo, che la sola tecnica non può offrire perchè… perchè sono convinto che non siamo fatti di solo materia…

Tante perplessità

In Toscana le quotazioni dei vini atti a divenire sono circa: Brunello 1000 Euro/Hl; Morellino di Scansano 200/250 Euro/Hl; Chianti 110 Euro /Hl; Nobile di Montepulciano 300 Euro/Hl e via discorrendo… fanalino di coda il vino Chianti Classico con quotazioni per l’annata 2010 che si aggirano su circa 110 Euro/Hl, come il vino Chianti, il 2009 non lo vuole nessuno (ce n’è a fiumi), le annate più vecchie lo stesso, mentre per il solo 2008 circa 150 Euro/Hl. (Ricordo ancora una volta che i costi di produzionme si aggirano mediamente su 300 Euro/Hl).

Alcuni piccoli produttori esaperati, mi fermano anche per strada per sapere il perchè di una situazione così critica per il nostro vino Chianti Classico. Non so ben rispondere, suppongo che ci siano accordi tra i pochi grandi imbottigliatori, o ragioni misteriose di mercato, o cause che dipendono dalle giacenze troppo alte. Il Consorzio Chianti Classico è uno scontato bersaglio di critiche e i malumori si stanno sempre più riversando verso questo organismo. In effetti qualcuno potrebbe anche rischiare violenza, data la situazione.

Io penso che in effetti una parte di responsabilità ce l’hanno tutti. Nel nostro amato Chianti non si riesce a far sistema, ognuno contro tutti, grandi contro piccoli, piccoli contro grandi, aziende contro altre aziende. Insomma questa situazione si riflette anche nel Consorzio, che nel bene e nel male, fotografa questa situazione. Non si capisce infatti come non sia possibile stabilire di comune accordo prezzi minimi (e massimi) in modo da avere una STABILITA’ importante per lavorare, tutti. So che un Consorzio di vino del Nord lo ha fatto. Perchè qui in Chianti si continua a dire che non è possibile?

I Vini del Cuore di Slow Food

Slow Wine sono i vini del cuore di Slow Food, vale a dire vini che provengono da piccole realtà, piccoli vignaioli, dove il cuore e le storie sono la cornice, la luce, i colori della bottiglia di vino, vino differente, vino vero, vino in cui si incarnano stili di vita e pensiero.

Tutto questo sembra un miraggio, ma in effetti anche in rete, dopo la pubblicazione dei premiati del Gambero Rosso dell’Espresso e dello stesso Slow Food, i vini vinoni, i vini top, un po da tutti presi sottotono, si respira un barlume di speranza per questa nuova indicazione.

E’ vero, anche il mio “Doccio a Matteo” Riserva 2007 ha avuto questa segnalazione e quindi non dovrei dire queste cose in quanto direttamente interessato, ma chi mi conosce  sa bene come da moltissimi anni ripeto che il vino non è solo una bevanda fine a se stessa, ma cibo, materia che si esprime attraverso le persone che ci lavorano per produrlo, facilmente visibili con un giro in moto, a piedi, nei territori (e qui ricordo le cartine di Enogea del Masnaghetti, per farlo….); si, ci sono anche le grandi realtà, industrializzate, globalizzate, specializzate, ma per favore cominciamo a fare le differenze.

L’Italia possiede delle realtà di eccellenza, purtroppo spesso vanificate dalla dominanza industrializzata, specializzata e globalizzata, supportata politicamente, mediaticamente, sistematicamente. Ma il futuro dell’Italia dipenderà molto dagli insegnamenti alle nuove generazioni di chi, come formiche, lavorano, sudano e lottano quotidianamente.

 

In piena vendemmia

Ho veramente poco tempo, oggi ho raccolto sicuramente la miglior uva sangiovese dell’annata, come mostra la foto.

E’ molto bella l’uva, è una soddisfazione, ma io sono stanco. Il mio pensiero va a tutti gli amici produttori, nella mia stessa situazione. Meno male che qualche guida di vino ci dà un pacca sulle spalle, ogni tanto. Ecco, forse ai produttori l’unico motivo per partecipare alle guide è questo benedetto colpetto che aiuta ad andare avanti. Il resto è niente. Comunque, per chi non ha avuto premi o riconoscimenti dalle guide, va il mio pensiero e il mio affetto per quel che vale…

Vino e Acqua

Quest’anno il vino e l’acqua saranno due elementi connessi intimamente. A causa delle eccezionali condizioni climatiche la maggior parte dei grappoli d’uva si sono appassiti. I mosti sono ricchissimi di zuccheri, le acidità sono alte, l’acido tartarico è in concentrazioni abnormi così come l’acido malico.

Il sistema usato fin dall’antichità in questi casi è l’aggiunta di acqua.

La buccia d’uva è l’elemento cardine con cui produrre il vino. Gli stessi contadini, una volta pressata l’uva, aggiungevano acqua con cui si faceva il “famoso” acquerello. I sofisticatori aggiungevano all’acqua acido tartarico, zucchero, e lo facevano diventare vino. Da qui la misura antisofisticazione: un tot. di vinacce consegnate obbligatoriamente alle distillerie, un tot. di vino ottenibile. Resa ufficiale mediata: 70%. In alcune annate la resa può essere superiore, nelle annate piovose dove la buccia dell’uva è sottile; in annate eccezionali come quest’anno dove il “peso” delle bucce è enorme, le rese si aggireranno sul 60/55 %. Niente di più facile che aggiungere acqua per aumentare la produzione per lo meno a quantità accettabili. Favoriti in questo da alte concentrazioni di zuccheri e acidità.

Niente di scandaloso… meglio l’acqua o i mosti che provengono da luoghi lontani? E poi, l’acquerello, siamo sicuri che sia “cattivo”?

Bah!, speriamo di non vaneggiare, stasera, in questo post…

Storia della Vendita Diretta a Radda in Chianti

Uno dei “segreti” per cui sono riuscito a percorrere oltre trent’anni di attività vitivinicola è stata l’intuizione di aprire un punto vendita nel mio paese di Radda in Chianti. Questo mi ha permesso in qualche modo di essere svincolato da logiche di mercato a volte spietate.

Ho iniziato, insieme ad altri 9 piccoli produttori riuniti in una cooperativa con: Val Delle Corti (Giorgio Bianchi, presidente, all’epoca Sindaco del Comune di Radda), Poggerino (la principessa, che allora si occupava dell’azienda), Vignavecchia (con il Dott. Beccari Edoardo), Pruneto (sempre con il mitico Riccardo Lanza che per lunghi anni è anche stato presidente, succedendo a Giorgio Bianchi) Crognole, Le Petrene, Capaccia, Podere Terreno e Vergelli, nel 1985. Ci si alternava alla vendita e fu una delle primissime vendite del vino Chianti Classico in tutta la zona del Chianti Classico. In quegli anni, tutti erano entusiasti e le riunioni per decidere ogni azione si succedevano. Nel corso degli anni, l’amministrazione elefantiaca della cooperativa risultò troppo onerosa da far gestire da un commercialista, per cui passò a mio fratello Simone, che la mantenne per altri due anni. Alla fine la cooperativa chiuse, molte aziende si allontanarono per iniziare percorsi individuali, e così rimanemmo per due anni solo due aziende: Caparsa e Crognole. Dal ’94 in poi Caparsa è rimasta sola a condurre il punto vendita.

Anni d’oro tra il ’98 e il 2001, poi un calo continuo anche per la nascita di numerose rivendite di vino a Radda, fino al numero attuale: oltre 17 punti vendita di vino!

Nonostante questo, il contatto diretto con le persone è stato sempre la costante delle mie vendite, e anche oggi posso dire di conoscere oltre l’80% dei miei clienti.

Da quest’anno la vendita diretta è gestita da mio figlio Federico, alternandosi nei turni con una signora Raddese: Lina; verace, schietta e diretta come la maggior parte dei Raddesi.

Ogni giorno in Via Roma 17, dalle 10:30 alle 13:15 e dalle 14:30 alle 19:15 si può degustare tutti i vini e le annate disponibili e naturalmente, se piacciono, anche acquistare…

Non c’è certezza

Quest’annata viticola ci dimostra ancora una volta come non ci sono certezze. Quando si tuona contro luoghi presumibilmente non vocati alla produzione di qualità, quest’anno è stato contraddetto. Quest’anno le migliori produzioni di vino proverranno certamente da vigne in luoghi bassi, umidi e esposti a Nord. E questo si è verificato non solo una volta nel corso degli ultimi otto anni, ma direi certamente nel 2003, 2007 e 2011.

Quando si tuona contro la possibilità di usare qualche punto di percentuale di uve bianche, come l’antica ricetta di Bettino Ricasoli recita per fare il vino Chianti Classico, quest’anno ha sbagliato. Aver potuto vinificare il Sangiovese con un pochino di Malavasia Bianca, avrebbe potuto dare un tocco di eleganza a un uva di  Sangiovese che alcuni anni fa sarebbe parsa arrivare dalla Puglia o dalla Sicilia non certo dai Monti del Chianti.

Quindi, permettetemi di riportare un passo di Luigi Pirandello dal suo “Uno, Nessuno, Centomila”:

“La facoltà di illuderci che la realtà d’oggi sia la sola vera, se da un canto ci sostiene, dall’altro ci precipita in un vuoto senza fine, perchè la realtà d’oggi è destinata a scoprire l’illusione domani.”

Speculazione nel vino Chianti Classico

In questi giorni il valore reale del vino Chianti, ha superato il valore del vino Chianti Classico. Le quotazioni del vino Chianti si aggirano su 90/100 Euro x Hl, mentre le quotazioni del vino Chianti Classico si aggirano su 70/80 Euro X Hl. (Ricordo che per produrre 1 Hl di Chianti Classico occorre circa 3 Euro X Hl.)

E’ la prima volta che succede, storicamente il vino Chianti ha un valore di circa la metà del vino Chianti Classico. Dunque, i Signori del vino hanno definitivamente spostato le attenzioni sul Chianti. Le ragioni di questa strategia, senza peli sulla lingua sui potrebbe parlare di accordo, possono essere molteplici. A mio parere principalemente c’è interesse che i vigneti “Chianti” siano rinnovati, in quanto generalmente obsoleti, mentre ormai non c’è più interesse per i vigneti a Chianti Classico ormai quasi completamente rinnovati negli ultimi dieci anni. Probabilmente i produttori attirati da un valore così relativamente alto del vino Chianti, rinnoveranno massicciamente i vigneti salvo poi tornare a valutazioni abbondantemente sotto i costi di produzione quando l’operazione di rinnovo sarà completata, come nel caso del Chianti Classico.

Una regola di mercato dirà qualcuno, una speculazione dico io.

 

Tempo al tempo

 

Il tempo, il trascorrere delle ore, dei giorni e degli anni, è il senso di questo mondo abitato da esseri viventi.

Io e le mie viti, i miei vini, ma anche i tanti amici produttori sono tutti alle prese con questa dimensione. Spesso è’ importante essere veloci in tante operazioni, altre volte è importante saper aspettare e pazientare. Solitamente chi è giovane tende a velocizzare mentre a una certa età si tende a rallentare. Per esempio dopo una grandinata le viti giovani, rigogliose e precoci, si fanno stracciare le foglie, mentre le viti vecchie, meno vigorose e ritardatarie e con i loro tralcetti corti non si fanno fregare: la stessa grandinata non fa effetto.

Comunque è lui, il tempo, che decide tutto.