Il vignaiolo è un precario?

Il vignaiolo è colui che spesso mescola la vita familiare col lavoro, colui che non riesce a distinguere il denaro per il lavoro con il denaro per la famiglia.

C’è sempre la paura di sbagliare, di commetere errori, di non riuscire a continuare. Certezze non ci sono: una grandinata, una gelata, un imprevisto può compromettere un anno e più di lavoro. Certezze sul reddito nemmeno, i prezzi possono essere remunerativi, ma più spesso scendono sotto livelli inimmaginabili. Quando si va a letto i pensieri, le preoccupazioni, sono quindi le stesse di un precario, sempre sul filo dell’incertezza.

Tutto questo proviene da una condizione d’animo personale, oppure da un’insicurezza generale dei nostri tempi e della nostra politica?

Anteprima 2007 di Caparsa alla Collection

Ci siamo quasi. Il 15 e il 16 Febbraio presenterò la mia nuova annata con il Riserva 2007 Doccio a Matteo  e il Riserva 2007 Caparsino.

L’anteprima, chiamata “Chianti Classico Collection” sarà l’occasione per il lancio del 2007 per me molto favorevole. La speranza di ricevere giudizi positivi è forte, anche perchè a questo punto mi sentirei veramente demoralizzato per proseguire dopo trenta anni di lavoro.

Quest’anno dopo molti anni ci sarà l’occasione di riconoscere le differenze di territorio nella manifestazione, in quanto i produttori sono raggruppati in zone di produzione (riconoscibilità comunali). Sono convinto che i vini di Radda in Chianti richiameranno molta attenzione, per la loro identità, riconoscibilità, e un denominatore comune; questo piccolo territorio del Chianti Classico è molto omogeneo e ricco di piccole realtà impegnate a cercare di valorizzare non solo il proprio marchio, ma il territorio di Radda. Ormai si sta facendo largo l’idea che l’unità degli operatori nei territori, invece di procedere in ordine sparso all’interno di una grande zona di denominazione meno identitaria, sia più proficuo per tutti. La realtà dura è che il comparto vino in Toscana sta subendo una crisi così forte, che ormai si tentano tutte le strade possibili e tante decisioni arrivano e arriveranno causate da uno stato di crisi economica chiara. Purtroppo la stragrande maggioranza dei produttori non ce la fa più e a volte presi dalla frenesia di fare qualcosa di utile, si finisce per fare cose sbagliate…

 

La durata di un vigneto

Ho letto da qualche parte che dopo venti anni, un vigneto è obsoleto e quindi da sostituire.

Mi sembra una follia, la solita propaganda di chi riceve profitti dalla velocità economica. Infatti non è possibile dare un termine ad un vigneto, poichè esistono migliaia di fattori che influenzano la resistenza dei vitigni e del vigneto.

A Caparsa i vigneti piantati negli ultimi anni ’60 e inizio ’70 hanno resistito più di trenta anni e ancora ho un vigneto di quarantacinque anni. Purtroppo l’approccio della produzione in quell’epoca non ha niente a che fare con quella di oggi. Si spingeva con composti azotati, si operava con macchine operatrici arcaiche, non c’era la ricerca della qualità, insomma le vigne non erano state concepite per durare a lungo. Oggi mi pare che con una conduzione SLOW, con significativi restauri dei vigneti, la concimazione organica, la ricerca della qualità, ci siano molte opportunità di longevità. Oltretutto i costi ambientali per rifare un vigneto sono enormi. Sarebbe quindi opportuno indirizzare la viticoltura verso un rinnovo lento e molto rado. In Francia ci sono vigneti centanari mi pare, in Italia quasi nulla… c’è solo la frenesia dei soldi.

 

Campioni di Vino

Tutti vogliono i campioni di vino: giornalisti, enoteche, distributori, rappresentati, fiere, concorsi, proloco, iniziative promozionali, enti locali, associazioni di volontariato, associazioni sportive, camionisti… Poi ci sono i vini per le degustazioni, le più svariate, organizzate ormai in ogni angolo della Terra. Poi ci sono i regali ai parenti e agli amici. Tutto gratis. Occorre davvero una grande abilità per dare un senso logico ad un numero così elevato di richieste. Non è facile davvero. A occhio il cinquanta percento delle bottiglie “regalate” è come averle buttate via. Addirittura sò di numerosi casi che qualcuno ha il coraggio di rivendere (a nero) le bottiglie acquisite in vari modi, e questo veramente non va bene.

Probabilmente per l’industria vinicola su centinaia di migliaia o addirittura milioni di bottiglie il numero di quelle perse incide poco, ma per i vignaioli che imbottigliano 20-30.000 bottiglie e ne “regalano” mille la questione è gravosa. I problemi dei vignaioli sono anche questi…

 

Percorsi di Vino

Ho partecipato  alla festa dei tre anni del Blog di Andrea Petrini “Percordi di Vino“, a Roma domenica scorsa, con Roberto Bianchi (Val delle Corti) e Michele Braganti (Monteraponi). Un trio Raddese affiatato, sembravamo i tre moschettieri, difensori di un territorio, quello di Radda, che comincia ormai ad essere universalmente riconosciuto. Una bella giornata. Il momento più divertente per noi è stato quando Davide Bonucci ha condotto un laboratorio dei vini di Radda e noi abbiamo parlato.

Abbiamo parlato, parlato e riparlato, (si spera solo che qualcuno abbia capito il nostro toscanaccio) mentre gli “allievi” degustavano i nostri vini. E alla fine… gli applausi, come fossimo delle star. Ma noi non siamo star, siamo semplici produttori che lavorano col cuore in un territorio difficile davvero, ma incantevole: Radda in Chianti.

Burocrazia: ora occorre “manifestare l’intenzione”

Continua la mia battaglia contro la buorcrazia. Qui segnalo l’ultimo obbligo burocratico da ottemperare entro il 31 Gennaio 2011.

Sulla base delle indicazioni previste dal provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate prot. N. 2010/188376 del 29-12-2010 è fatto obbligo ai contribuenti di MANIFESTARE L’INTENZIONE di voler porre in essere operazioni intracomunitarie. Questa intenzione occorre inviarla alla Agenzia delle Entrate.

Mi domando che cosa se ne fanno di tutte le dichiarazioni di coloro che “pensano” di esportare o acquistare qualcosa nella UE. Forse manca la carta igenica e pensano di risolvere in questo modo il problema?

 

Il vino è mobile

   Il vino è come una “piuma al vento”. La similitudine con la celebre canzone del Rigoletto di Giuseppe Verdi mi è sopraggiunta leggendo il post di Rizzari e Gentili.

Infatti, a parte i vini da battaglia, a parte i vini “fotografati” cioè prodotti per  resistere alle tempeste e ai maremoti, i vini buoni, i vini fini, risentono incredibilmente di ciò che gli succede intorno. Provo ad elencare:

il tipo di bicchiere, la lavastoviglie, il cencio per asciugare i bicchieri, il tempo se nuovoloso, sereno, alta o bassa pressione, la pioggia o la bassa umidità relativa, e poi la storia della bottiglia se tenuta in cantina, sullo scaffale, sotto un riflettore, il trasporto o il tappo di sughero che spesso influenza senza saper di tappo, e poi l’umore di chi usufruisce del nettare, se in cazzato, se felice, se sereno, in compagnia, l’età, con quale pietanza si abbina. E poi il tempo dopo la stappatura, dieci minuti, sessanta minuti a volte ventiquattro ore…

Insomma, il vino buono è mobile come può essere una donna e per questo, è bello e attraente!

Festa del Blog del Vino

 Non è solo una festa di un Blog. E’ la festa di tutti i blog degli appassionati di Vino. Percorsi di Vino, di Andrea Petrini, festeggia tre anni di costante e quotidiana passione, in quel di Roma il 30 Gennaio 2010. Tutti possono partecipare alla festa presso L’Incannucciata di Dino De Bellis (via della Giustiniana 5, Roma) il 30 Gennaio 2010. Per i particolari e le prenotazioni andate QUI.

Solo pochissimi anni fa i blog non avevano grande impatto sull’opinione pubblica. Oggi i tempi sono cambiati, ognuno di noi in prima persona può giudicare e commentare, creando dibattiti pubblici (democratici) in cui finalmente la trasparenza e la velocità sono le novità evidenti dell’era internet. Sopratutto i giovani possono usufruire di questa tecnologia molto più facilmente dei “vecchi”, anche se questi ultimi non certo favoriscono questo canale: in Italia ricordo i  problemi delle basse velocità di navigazione, dei prezzi alti, di moltissime località non raggiunte dall’ADSL, il controllo burocratico degli accessi (solo da pochi giorni il Wi-Fi è libero…) come a dire “Il potere siamo noi e Voi siete solo “popolo” che deve rimanere ignorante…”

Quindi la Festa di Andrea Petrini è anche un simbolo di un mondo che sta cambiando, alla faccia di chi non ci crede. Naturalmente sarò presente.

 

 

L’effetto psicotropo del vino

Affrontai l’argomento nel 2008 nel post dal titolo “Coca e Droga”. Affermavo che c’è una grande differrenza tra il vino e le droghe: la cultura. Inoltre il vino è l’unica “droga” che coniuga energia con sostanze essenziali per la vita (aminoacidi, vitamine, polifenoli, sostanze anti-ossidanti, ecc.) e… felicità. Se la droga “vino” è ben prodotta poi, può favorire la comunicazione e la socialità tant’è vero che fiolosofi greci e romani ne facevano largamente uso. Mentre le altre droghe hanno fondamentalmente una funzione annebbiante, il vino può avere effetti sbrinanti benefici.

Vorrei qui di nuovo riportare quello che Cristiano Castagno scrisse in risposta al mio post (con qualche piccola correzione per migliorare la leggibilità):

L’effetto psicotropo del vino è qualcosa che si ha pudore a parlarne. Sono convinto che vini diversi hanno effetti diversi. Troppi vini, celebrati per la presunta superiorità organolettica poi alla prova del bicchiere sono deludenti: dopo un paio di bicchieri viene sonno e magari qualche postumo negativo, zona fegato. Vini davvero superiori invece anche dopo aver vuotato la bottiglia, mangiando comunque qualcosa, in compagnia specialmente, aprono la mente e rispettano anche il metabolismo ma questi sono aspetti normalmente del tutto ignorati dalla critica enogastronomia ma assolutamente fondamentali! Credo che bisognerebbe rivoluzionare il modo di valutazione dei vini e diffidare di persone che hanno la presunzione di valutare, spesso con giudizi definitivi, decine e decine di vini in batteria e che in fondo rispecchiano il bisogno di consumismo della nostra società. Probabilmente qualche droga tipo coca (foglie non polvere), cannabis (come kif o charas, non certo come la “skunk”) e altre in altre culture, a noi precluse, possono rappresentare quello che per noi è il vino, frutto genuino della cultura e sacramento dionisiaco di piacere e non solo assunzione di alcol come oggi si sta cercando di inculcare nell’immaginario collettivo.

 

Un vignaiolo in vacanza

Sono stato in vacanza a Roma e dintorni, due giorni. Breve, ma meritato riposo se non che…

Se non che, mi incazzo per l’incuria generale di questo nostro Paese, dove le opere d’arte e le testimonianze storiche sono tristemente abbandonate a se stesse. Gli italiani hanno troppa arte ereditata dal passato, troppa antica cultura e la disprezzano sommegendola di spazzatura. Un esempio? Sono stato ad Anzio, conosciuta per lo sbarco degli alleati, ma anche per la Casa di Nerone che si affaccia su una bellissima (?) spiaggia e mare… peccato la spazzatura… ed io che mi arrabbio se nelle mie vigne si buttano i mozziconi di sigaretta! Meglio non arrabbiarsi, và.