Tempo al tempo

 

Il tempo, il trascorrere delle ore, dei giorni e degli anni, è il senso di questo mondo abitato da esseri viventi.

Io e le mie viti, i miei vini, ma anche i tanti amici produttori sono tutti alle prese con questa dimensione. Spesso è’ importante essere veloci in tante operazioni, altre volte è importante saper aspettare e pazientare. Solitamente chi è giovane tende a velocizzare mentre a una certa età si tende a rallentare. Per esempio dopo una grandinata le viti giovani, rigogliose e precoci, si fanno stracciare le foglie, mentre le viti vecchie, meno vigorose e ritardatarie e con i loro tralcetti corti non si fanno fregare: la stessa grandinata non fa effetto.

Comunque è lui, il tempo, che decide tutto.

 

Una risposta

Dopo il post sulla questione trasparenza sui vini IGT, dove mi domandavo chi avesse interesse affinchè tali vini non siano controllati, contribuendo così a logiche di alterazione del mercato anche dei vini a Docg (in particolare del vino Chianti Classico), una parziale risposta giunge dalla rivista 3 bicchieri nr. 96 di ieri 30 maggio.

Si sostiene che sopratutto le Coop (Fedagri, Lega Coop, Agci) e addirittura i sindacati di categoria (Coldiretti) si oppongono a controlli seri per questioni di costi burocratici. Sono il primo a battagliare contro i costi burocratici, ma sinceramente non capisco come si possa accettare che in Toscana, per esempio, viene dichiarato un terzo di quanto effettivamente viene commercializzato. Se qualcuno si nasconde dietro alla burocrazia per poter fare quello che vuole, penalizzando gli onesti e quei vignaioli che operano sul territorio, solo per una politica subdola in nome di un mercato e di una necessità, vuol dire che non capisce, permettetemi l’espressione, un tubo. Oggi la massima trasparenza è condizione necessaria per affrontare le sfide dei mercati, ma sopratutto dei consumatori. E’ necessaria una nuova visione lungimirante e non una visione miope in nome di un passato che non c’è più.

 

Lo stato dell’arte

 

In attesa di Radda nel Bicchiere il prossimo 4 e 5 Giugno 2011, gli sforzi si rivolgono al vigneto. Una primavera soleggiata e calda, qui a Radda, sta favorendo l’allegagione precoce dei grappolini: la fiortitura è già cominciata e curiosamente sta avvenendo in contemporanea con gli oliveti. Siamo quindi in costante precocità, e questo è un auspicio per la vendemmia. Devo dire che sicuramente, secondo il mio istinto, l’annata sarà particolarmente calda, forse come la 2003 e il 2007. le previsioni si basano sul fatto che ormai le temperature sono costantemente alte, per cui è difficile che si ribalti la situazione. L’anno scorso di questo periodo l’annata era umida e piovosa, con temperature fresche, e continuò così fino alla fine; quest’anno accadrà il contrario. Cool Parola di Paolo.

 

Come è possibile?

Tornando dall’Assemblea dei soci del Consorzio Chianti Classico, rimuginavo alla conferma del Direttore Dott. Liberatore alla mia domanda: “E’ vero che in Toscana si commercializza due volte e mezzo la quantità di vino Igt dichiarta nelle denunce di produzione?”.

Questa conferma mi rende triste e angosciato. Come è mai possibile? Chi ha interesse affinchè non ci sia alcun controllo di questo tipo di vino? Quali sono i metodi per vendere quasi tre volte un vino igt toscana, evidentemente non prodotto in Toscana? Perchè i furbi la fanno sempre franca? perchè gli onesti la prendono sempre nel c**o?

Si, perchè questo marasma degli igt influenza anche l’economia del vino Chianti Classico, che è controllato. Le quotazioni del vino controllato saranno influenzate da questo fenomeno, o no?

Ma insomma, qualcuno sa dirmi come sia possibile questo scandalo?

 

Concorsi internazionali

I concorsi internazionali sono tanti e non servono quasi a nulla commercialmente. Ci vuole sempre qualche centinaia di euro a vino per partecipare e alla fine, se hai qualche premio, hai un diploma. Per dire la verità i diplomi mi servono per decorare una parete nel negozio di vendita diretta a Radda in Chianti, e per questo mio figlio Federico ha voluto partecipare al Concorso di Bruxelles, senza ottenere niente (Il Caparsino Ris 07 punti 81,79 e il Doccio a Matteo Riserva 2007 punti 84,40), mentre una piccola Medaglia di Bronzo l’ho avuto col vino Doccio a Matteo Riserva 2007 al Decanter World Wine Awards. Insomma, quasi un buco nell’acqua. Mi stupiscono però i dati:

Al Concorso di Bruxelles hanno partecipato 7386 vini, mantre nel DWWA hanno partecipato 12.200 vini. Se si moltiplica per circa 150 euro a vino (più le bottiglie di vino…) le cifre sono dell’ordine di un milione, un milione e mezzo di euro a concorso. Bella cifra. Mi ricorda vagamente lo stesso business delle fiere di vino, che negli ultimi anni si sono moltiplicate. La domanda sorge spontanea: chi è che guadagna di più a organizzare questi eventi?

Tante chiacchiere

Le chiacchiere nel mondo del vino sono tante, spesso futili e inconcludenti. Nelle fiere, in internet, nei giornali, nelle riviste, spesso i discorsi sono sempre i soliti, spesso patinati, enfatizzati, lucidati ed escortizzati. Odio questo modo di comunicare vecchio e astruso. Odio le pubblicità dei vini nelle solite riviste, odio un modo di comunicare alla stregua di un qualsiasi prodotto commerciale, come una macchina per caffè, un telefonino.

Secondo me il vino non si merita questo, si merità verità, si merita schiettezza, semplicità, si merita meritocrazia. Il vino si merita opinioni dirette, eventuali apprezzamenti sul campo, nelle vigne, nel bicchiere, in compagnia, il resto è roba falsa.

Sono felice!

 Che splendida primavera! Qui a Radda in Chianti la primavera è così bella, luminosa, calda di giorno e fresca di notte che le viti sono talmente contente che, sono sicuro, faranno un prodotto eccezionale. A Radda in Chianti le vigne si distendono tra i 450 e i 550 metri di altezza; quando le primavere sono precoci la “messa” delle viti è uniforme e le differenze di vegetazione tra vigne in zone più calde e vigne nelle nostre zone non è apprezzabile; nelle primavere piovose e fredde le differenze possono essere anche di due o più settimane, sopratutto qui a Caparsa. Quando il Sangiovese a Radda in Chianti inizia bene, i vini diventano eccezionali, fini, giusti d’alcool e struttura. Quest’anno poi la siccità, se dovesse venire, non sarà un problema, talmente tanta acqua è venuta nel 2010!

Insomma, sono felice, perchè io sono felice quando le viti, le mie bambine, sono felici!

I guru del vino consigliano

Gli esperti ci dicono che occorre smettere di investire in beni strumentali, vigna, cantina, ecc. e di occuparsi del commerciale.

Vale a dire: non serve più fare gli agricoltori, occorre attrezzarsi e cambiare, lasciare la famiglia, il lavoro sul trattore, in cantina, comprare una valigetta e andare in giro in Italia e nel mondo, a vendere il vino.

Non serve più investire molto nella produzione di qualità, occorre impegnarsi nella vendita. Quando si parla che in una bottiglia di vino il consumatore paga solo circa il 15% il valore del prodotto, mentre il resto, l’85% va in marketing, quest’ultima percentuale deve ulteriormente aumentare.

Non so che dire, mi sembra tutto un casino, è come se gli agricoltori diventassero solo estetisti del paesaggio, da fotografare per una cartolina da inviare chissà dove.

I metodi di conduzione

Pensando a tutto quel che è uscito nel precedente post, può essere utile ai vignaioli ma anche interessante ai “winelovers”, descrivere alcune metodologie di conduzione bio- (quando scrivo bio- significa biologico e biodinamico: io non faccio distinzioni) che i vignaioli praticano da più o meno tempo.

Per quanto mi riguarda, inizio il primo trattamento solo dopo il verificarsi del triplo 10 (10 mm di pioggia, 10 c° di minima giornaliera, 10 cm di tralcio). Poi intervengo sempre dopo le infezioni secondarie che, secondo le condizioni, varia da poche ore quando le temperature sono elevate, a diversi giorni quando le temperature sono basse. Questo aspetto pare sia controverso, poichè ultimamente sento che le applicazioni di rame vengono eseguite preventivamente. Personalmente amo il Solfato di Rame (Poltiglia bordolerse) ma negli ultimi anni sto usando anche il rame metallo. Ho provato prodotti a base di equiseto e argilla (Mycosyn, che Antoine usa regolarmente), ma l’ho abbandonato in quanto generalmente non supero i 4 kg di Rame per ettaro annuo (Il limite è 6 kg se non sbaglio). Inutile dire che la conduzione agronomica è fondamentale per la riduzione di qualsiasi prodotto antiparassitario: l’energia bassa è requisito indispensabile per una miglior conduzione bio-. L’anno scorso, non mi vergogno a dirlo, ho avuto però serissimi problemi (perdita del 75% di produzione). Quest’anno sento parlar bene dei fosfiti di potassio… ma ancora commercialmente non sono molto presenti. Io mi servo dal Consorzio Agrario, che ancora non ha nella linea questi prodotti, poichè, secondo le loro argomentzioni, non sono ancora una “sicurezza”.

Questioni di certificazione

C’è un aspetto del mondo-vino sul bio-: molti produttori non sono certificati. Anche io sono stato molti anni senza certificazione, ma poi nel 2003 mi sono convertito accettando il controllo. Sostenevo che chi è bio- veramente non ha necessità di ulteriore burocrazia, che produrre bio doveva essere un qualcosa che viene da dentro e non imposto da motivi commerciali e quindi non dovevano servire certificazioni. Ottime riflessioni. Sono addiritturo finito nel 1997 a tutta pagina sul settimanale “Venerdì di Repubblica” , come uno dei pochi bio- in Chianti…

Poi mi sono accorto che chi molto seriamente è bio controllato e pagante una somma per questo, cominciava a guardarmi storto; allora qualche dubbio mi è venuto, domandandomi perchè mi guardasse storto. Sono arrivato alla conclusione che a parte gli utili contributi economici per chi si certifica, ho ritenuto che non si può continuare all’infinito a sostenere ai quattro venti di essere bio- senza una prova tangibile per il consumatore (anche se si può discutere del metodo: noi dobbiamo pagare il controllore…), ma sopratutto per motivi di correttezza nei confronti di chi si sottopone al controllo.

La questione non è di semplice soluzione, e il dibattito è aperto. Amici produttori che innegabilmente praticano il bio- mi chiedono un parere e io rispondo così, semplicemente: non si può raccontare all’infinito di essere bio- senza certificazione, arriva un momento però in cui bisogna farlo.